Durante i 10 mesi del principato imperiale dell’isola d’Elba restano, oltre le oggettive testimonianze storiche, anche molte leggende e aneddoti legati alla presenza del grande corso. La fantasia galoppa nell’immaginario collettivo e popolare … Testimonianze raccolte dalla penna di personaggi al seguito dell’imperatore o di testimoni del tempo.
“Si narra che un pover’uomo, un tempo nobile, partì da lidi molto lontani per raggiungere Casa Vantini e consegnare una lettera di supplica a Madama Letizia. Una volta arrivato, scavalcò il muro della proprietà, prese un sasso e vi avvolse la lettera. Notando dietro una finestra, una donna che gli pareva Letizia, lanciò il sasso, ma sbagliò mira, e quest’ultimo colpì il vetro, frantumandolo. Le schegge giunsero al volto di Rosa Mellini (una dama di compagnia della Grand Mère) procurandole leggere ferite. Naturalmente venne immediatamente lanciato l’allarme, poiché si temeva un attentato, e l’uomo fu catturato dai gendarmi. Letizia lo volle vedere e interrogare. Lui le raccontò tutto, e la commosse a tal punto che lei lo fece subito liberare e decise addirittura di raccomandarlo al figlio Napoleone, ottenendo per lui un lavoro e regalandogli così il lieto fine che tanto aveva desiderato. ”Napoleone pover’uomo”, Sandro Foresi, Tipografia popolare, 1941.
“Napoleone era da poco arrivato all’Isola d’Elba, e dal giardino della Villa dei Mulini, con lo sguardo rivolto verso la rada di Portoferraio, attendeva l’arrivo del suo piccolo esercito. Con lui c’era il capitano inglese Husher, che scorgendo diverse imbarcazioni, disse che se solo avesse avuto un buon binocolo, avrebbe potuto riconoscere se si trattava dei soldati attesi. L’imperatore, con gesto naturale, tirò fuori dalla sua giacca un ottimo cannocchiale di produzione tedesca, completamente dorato con ricche incisioni e glielo porse. Il capitano, riconobbe fra le vele in lontananza truppe nemiche. Napoleone chiese conferma di ciò che aveva visto e lui gli rispose che nessuno avrebbe potuto sbagliare, utilizzando uno strumento di tale qualità. Così dicendo, porse il binocolo all’imperatore, che invece volle lasciarlo in dono all’inglese, come memoria della sua visita all’Isola d’Elba”. Pubblicazione turistica dell’Ente Valorizzazione Elba, 1970.”
“Attraversando un campo nel 1814 scorse un contadino che arava il suo terreno. Decise così di prendere il suo posto alle redini dell’aratro per provare a cimentarsi in questa nuova attività. Gli animali però, non riconoscendo la presa, si ribellarono alle sue mani, che pure erano riuscite a domare l’Europa, e deviarono la loro marcia uscendo dai solchi dell’aratura.”