Era una giornata nuvolosa, diversi venti si erano scatenati nei giorni precendenti e sembravano decisi ad increspare fortemente il mare dell’isola. L’autunno era alle porte. Ero decisa però a vivere la bellezza di quest’isola, che non è solo mare e sole ma anche molto altro. Il turista più attento lo sa e ne gioisce. Non si perde per niente al mondo gli scenari mozzafiato che questa isola ha da regalare.
Mi reco verso il comune di Rio nell’Elba e decido di approfittare di questa giornata abbastanza fresca per fare una bella passeggiata. Dal comune di Rio nell’Elba si può infatti raggiungere comodamente l’Orto dei Semplici Elbano attraverso la strada principale che in bassa stagione è poco trafficata e percorribile a piedi senza il pericolo di incorrere in un traffico frequente e fastidioso.
L’Orto dei Semplici è situato su una collina, sulla cui cima troviamo l’Eremo di Santa Caterina, dedicato al culto della santa egiziana, Caterina di Alessandria. Ad accogliermi trovo antistante l’eremo, un ampio prato verde, adatto per riposarsi e che si presta molto ad accogliere eventi di ogni tipo, soprattutto quelli incentrati sulla gastronomia elbana, come ad esempio la festa della sportella, dolce tipico riese, che si svolge in primavera.
L’eremo è molto antico, come antica è la storia di quest’incantevole isola. La struttura che infatti vediamo noi oggi, sarebbe stata edificata sopra altre strutture, di molto antecedenti l’avvento dei culti cristiani sull’isola. In questa zona sono state infatti trovate tracce di un insediamento preistorico con manufatti attribuibili alla cultura neanderthaliana. Questa zona successivamente avrebbe accolto Fenici, che costruirono qua la loro fortezza d’altura e Etruschi, che avrebbero sfruttato la zona per l’edificazione di tombe. In seguito sarebbe qui sorto l’importante insediamento metallifero altomedioevale del monte Serra.
Insomma una storia lunga e variopinta ci racconta questo luogo apprezzato in tutte le epoche della storia dell’uomo. Con l’arrivo dei primi eremiti cristiani, in fuga dai grandi monasteri dell’italia settentrionale, inizia a sorgere l’eremo che noi oggi possiamo ammirare e la sua funzione comincia a farsi più chiara.
Ma la collina di santa Caterina ha ancora molte cose da mostrarci e da raccontare, non solo una fantastica storia densa di eventi, non solo le numerose leggende sulla santa e sul suo grazioso eremo. Curiosa infatti mi dirigo verso il piccolo ingresso dell’Orto dei Semplici Elbano, sul lato destro della chiesa, che mi offre la possibilità di affrontare un viaggio tra i profumi e i colori della flora dell’arcipelago toscano. Appena entrata mi accoglie la sezione dedicata alla macchia mediterranea. Proseguendo un pergolato di vite collega questa sezione ad un’altra, dove trova spazio la flora delle dune marine (di cui sull’isola rimane un meraviglioso esempio: la duna di Lacona). Andando avanti nella visita del giardino possiamo ammirare le piante sacre alle civiltà antiche e uno spazio dedicato agli antichi giardini elbani, che ritrae fedelmente la tradizione dei giardini isolani, cintati da alte mura in pietra, spesso di piccole dimensioni, ma ricchi di agrumi grandi e profumati e resi freschi dai numerosi pergolati con la vite. Il viaggio non finisce qui, molte altre sorprese ci aspettano, pura gioia per la nostra vista e per il nostro olfatto. Superati questi spazi troviamo il labirinto, il campo grande, il giardino delle farfalle, il frutteto e molto altro.
Uscendo da questo meraviglioso orto mi sento ricca di esperienze e desiderosa di raccontarle affinché non si dimentichi questo magico patrimonio che da anni possediamo. Questo posto è unico da secoli, e a testimonianza la natura l’ha voluto rendere così fertile da far crescere su di esso tutte le piante che nell’arcipelago e nell’isola hanno bisogno di spazi e di terreni assai differenti. Davvero forse, come dicevano i nostri antenati, la leggiadra santa egiziana ha scelto questo luogo come uno dei suoi prediletti e lo ha reso unico e fertile, uno dei tanti cuori di questa incantevole isola che aiuta a raccontarci qualcosa della sua anima multiforme e per questo quasi inafferrabile.